La partecipazione a una nuova sfida indetta su
facebook mi indusse a chiedermi chi fosse Salvatore Basile e quale furono le
ragioni per cui i miei scaffali non contengono alcuna sua opera. Dal suo
biglietto da visita, dalla pubblicazione del suo primo romanzo, è risultato
evidente che, fra le poche voci italiane che compongono quel misero girone di
autori talentuosi e abili nel parlare al cuore umano, Basile è uno di questi.
Così, mi dissi, che anche io avrei potuto essere come tutti gli altri, pur di
parlare con lui. E, non ottenendo completamente ciò che mi aspettavo, mi sono
avvicinata al punto che la sua figura mi ha solo sfiorata e non penetrata come
invece speravo. La sua penna semplice e sensibile anziché sfiorarmi avrebbe
potuto cogliermi alla sprovvista, l'unica che avrebbe potuto toccarmi. Tuttavia
raccontandomi questa storia come generata dal frutto di esortazioni,
convincimenti di una congrega di lettori che accolgono il suo autore preferito
con un certo entusiasmo, vi parlo di questa storia come se stessi narrandovi di
qualcuno che rinasce …. perché è questo che accadrà al protagonista di questo
romanzo.
Come? Lasciatevi incantare anche voi da quelle
sfumature azzurrognole, verdognole, da un titolo prolisso ma evocativo, e
volgete le spalle a questo mondo senza darvi troppo peso. Senza curarvi di quei
piccoli fardelli che pesano sul cuore, lasciandovi incantare persino dalla
purezza di un semplice sguardo.
Titolo: La leggenda del ragazzo che credeva nel mare
Autore: Salvatore Basile
Prezzo: 17, 60 €
Casa editrice: Garzanti
N° di pagine: 278
Trama: Quando si tuffa Marco si sente libero. Solo
allora riesce a dimenticare gli anni trascorsi tra una famiglia affidataria e
l'altra. Solo allora riesce a non pensare ai suoi genitori di cui non sa nulla,
non fosse che per quella voglia a forma di stella marina che forse ha ereditato
da loro. Ma ora Marco ha paura del mare. Dopo un tuffo da una scogliera si è
ferito a una spalla e vede il suo sogno svanire. Perché ora non riesce più a
fidarsi di quella distesa azzurra. Perché anche il mare lo ha tradito, come
hanno sempre fatto tutti nella sua vita. Eppure c'è qualcuno pronto a
dimostrargli che la rabbia e la rassegnazione non sono sentimenti giusti per un
ragazzo. E' Lara, la sua fisioterapista, che si affeziona a lui come nessuno ha
mai fatto. Lara è la prima che lo ascolta senza giudicarlo. Per questo Marco
accetta di andare con lei nel paesino dove è nata per guarire grazie al calore
della sabbia e della luce del sole. Un piccolo paesino sdraiato sulla costa
dove si vive ancora seguendo il ritmo dettato dalla pesca per le vie che
profumano di salsedine. Quello che Marco non sa è il vero motivo per cui Lara
lo ha portato proprio lì. Perché ci sono segreti che non possono più essere
nascosti. Perché per non temere più il mare deve scoprire chi è veramente. Solo
allora potrà sporgersi da uno scoglio senza tremare, perché forse a tremare
sarà solo il suo cuore, pronto davvero a volare.
La
recensione:
Il
tempo che passa si trasforma in distanza. E a mano a mano che scorre scava un
abisso, tra te e ciò che eri, che neanche i ricordi riescono a colmare.
Il
mio problema con gli autori nostrani, mi dico spesso, è che se la mia coscienza
ogni tanto concedesse un po' di libertà, un po' di tregua dai pregiudizi, dalle
critiche sentite, la mia anima di lettrice non dovrebbe essere così selettiva
nel dividere immediatamente autori di ogni età, sesso o razza in due
classifiche - quella in cui ci rimarranno per molto tempo, e quella invece
colma come una fila di rifiuti su un braciere. Perché da lettrice, talvolta, mi
rendo conto, sono esigente: la vita è troppo breve per cincischiare con inutili
questioni, con cose che sin dal principio non scaldano il cuore più di tanto …
E così faccio inutili riflessioni, desidero vedere cose che purtroppo poi non
vedo, e mi rammarico.
Talvolta
non ho torto. Le letture di cui ogni tanto mi imbatto sono letture che
apparentemente mi stringono saldamente nel loro abbraccio e dominano su tutto.
Sono poi le divagazioni stilistiche, la mancanza di pathos, il poco sentimento
- così tanto osannato e sopravvalutato - a farmi rendere conto, più di ogni
altra cosa, che la forza di un libro, il suo apparire fantasiosamente nella
materia grigia di un lettore, sta nell'interesse che gli attribuiamo. Da qui
recensioni lunghe e insensate, folli e travolgenti, da qui l'uso immediato,
brutale e dirompente di bearsi di qualcosa che siamo consapevoli non esiste. Da
qui il nuovo romanzo di Salvatore Basile, un enorme e gigantesca vasca di acqua
cristallina in mezzo a un arcipelago, e la regressione del mio starci lì dentro
in maniera alquanto inaspettata.
Pur
quanto bello e affascinante, il mio problema con questo romanzo è abbastanza
irrivelante. Molti, probabilmente, nemmeno leggeranno questa recensione, tutti
vedono quel che vogliono vedere -, ma mi vedo stupita e allo stesso tempo
soddisfatta di quel che ho letto.
La
prosa di Basile, la sua prosa, mi ha catapultato in uno dei splendidi paesaggi
dell'Italia, con un cielo perennemente azzurro dietro la silhouette nera di un
ragazzo comune come tutti gli altri. Una melanconica rivelazione, trasmessa
sulle pagine con una certa sensibilità, puntata verso il protagonista Marco,
annunciò il mio arrivo: una venticinquenne minuta, dai capelli dorati, carica
di curiosità e sapere, che si fece tirare da un braccio, tentando di
strapparglielo, come una grande e nuova ondata di originalità.
Se
penso a Salvatore Basile e al suo nuovo romanzo mi viene da pensare come,
qualche giorno fa, ero ignara, lontanissima, come su un altro pianeta, da ciò
che avrei riscontrato dalle sue pagine. Marco, con le sue innumerevoli ansie e
preoccupazioni, parole e gesti e occhiate inutili ma anche con un bagaglio di
sentimenti non indifferenti alla media, mi permise di esaminare a fondo i
sentimenti che popolano il suo fragile cuore, rendendomi protagonista di una
serie di strane sensazioni. Esperienze di vita in cui ognuno di noi può
riconoscersi, in un irresistibile silenzio, in un mondo tangibile e perscrutabile
dove le certezze sono sospese nell'aria come nubi, sorvegliano silenziosamente
l'azzurro del cielo. Una cornice in cui lo sguardo rimane intrappolato, si fissa
come un'impronta nella mente.
Il
mare che incanta, uccide, commuove, spaventa, fa anche ridere, alle volte, sparisce,
ogni tanto, non dà risposte, è saggio, dolce, potente e imprevedibile. Un filo
invisibile uguale a tanti altri, ma un po' meno solenne. Un racconto che non appaga
completamente, ma doma quella temibile bestia della solitudine.
Valutazione
d'inchiostro: 3 e mezzo
Ciao Gresi, sono molto curiosa di leggere questo nuovo romanzo di Basile, perchè "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito mi era piaciuto molto" :-)
RispondiEliminaPer me invece questo è il suo primo romanzo, ma presto leggerò anch'io il suo esordio ☺
EliminaMi hai affascinato, sia per le sensazioni che hai provato che per l'ambientazione della vicenda.
RispondiEliminaGrazie mille! Spero allora possa piacerti ☺
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