mercoledì, maggio 23, 2018

Gocce d'inchiostro: Mezzanotte alla libreria delle grandi idee - Matthew Sullivan

Sono stata forse fin troppo frettolosa, brutale e appassionata nell'aver troncato una lettura che, a prima vista, si era rivelata ammaliante, e che è invece sprofondata lungo un oscuro baratro di insoddisfazione, quasi malessere? La mia anima appassionata e romantica lo sa: non riesce a bearsi di certe cose, prova malesseri fisici oltre che morali a stroncare una lettura che, già da qualche capitolo successivo del prologo, si rivela inappagante. Il mio cuore, come sempre, mi aveva indotto a sperare in qualcosa in più.
Ed ho sbagliato, in quanto la recensione del romanzo di cui vi parlerò quest'oggi non trascende alcuna concezione di accettabile. Né per la mancata forza ammaliatrice che non sprigionano purtroppo le sue pagine, né per il poco interesse che l'autore riserva a questa fatiscente libreria.
Perseverare, in ogni caso, si è rivelato un tentativo inutile. E sebbene Lydia, con il suo amore per i libri, mi abbia chiesto di seguirla in questo percorso, io non ho potuto fare a meno di non sbilanciarmi come invece avrei voluto. Infervorata dalla lucentezza di una storia che purtroppo non ha una sua storia.

Titolo: Mezza libreria delle grandi idee
Autore: Matthew Sullivan
Casa editrice: Longanesi
Prezzo: 17, 60 €
N° di pagine: 356
Trama: Lydia è una ragazza schiva e introversa. Ama nascondersi fra i suoi adorati libri e fra gli scaffali della Libreria delle Grandi Idee presso cui lavora, nel cuore di Denver, Colorado. Una libreria che, in particolare nelle opere di apertura serali, si popola di bizzarri bibliomani che fra i volumi passano lunghe ore. Una sera, poco dopo la chiusura, a Lydia tocca una sconcertante, terribile sorpresa. Uno degli abituati frequentatori, il giovane Joeey si è impiccato fra gli scaffali del piano superiore. Prestandogli i primi soccorsi, Lydia fa una scoperta che cambierà la sua esistenza: dalla tasca dei jeans di Joey spunta una foto. Una foto che ritrae lei da bambina. Perché Joey si è suicidato proprio in libreria? Per quale motivo teneva in mano quella foto? E perché Lydia ha l'impressione che sia solo il primo di una serie di messaggi che Joey le ha lasciato prima di morire, affidandoli ai libri? Nel tentativo di scoprire la realtà, Lydia rievoca immagini di una terribile notte della sua infanzia, dettagli da tempo sepolti nella memoria. E insieme ai ricordi riemergono presenze che pensava di aver lasciato ormai nel passato, come quella di suo padre.

La recensione:
Leggere la storia di Matthew Sullivan, in questi pomeriggi di fine maggio, ha cristallizzato il mio gelo nei suoi riguardi. Ho ascoltato la storia che Sullivan si porta dentro, ho gioito dinanzi alla bellezza di una cover così intrigante e una trama che avrebbe fatto irretire chiunque. Sembra qualcosa di insolito, soprattutto quando si parla di un romanzo che parla di libri, ma sono diventata improvvisamente fredda nei confronti di Mezzanotte alla Libreria delle Grandi Idee perché non ho assistito ad alcun cambiamento, alcuna crescita interiore, o, peggio, alcun elemento che esplicasse l'amore per i libri. La letteratura è sempre stata un pilastro fondamentale nella mia vita. L'ho vista durante la mia infanzia - la lettura di romanzi spettacolari come quelli di Rohal Dahl - e la solidarietà, il desiderio di divenire un giorno anch'io così grande e potente. Desideri che adesso, sulla soglia dell'età adulta, sfiorano l'isteria, e che mi ha permesso di crescere e maturare alcune idee che talvolta sono quasi una debolezza.
Vedere dunque in questo romanzo alcun aspetto di letteratura mi ha portato a ricordare altri romanzi che invece osannano questo tema. In più, alcuni di loro hanno risvegliato in me tutte le riservatezze letterarie, facendo riemergere i ricordi della mia infanzia, che è quanto Baricco o Markus Zusak descrivono come elemento fondamentale di vita, una porta per la felicità, il che spiega il motivo per cui mi trovi qui e mi senta così demoralizzata.
Volevo fidarmi di Sullivan, volevo lasciarmi sedurre dal suo essere colto e introverso, volevo persino lasciarmi guidare. Era venuto il momento in cui mi ci perdessi anch'io fra gli scaffali impolverati della Libreria delle Grandi Idee. L'ho desiderato dal primo momento in cui ne seppi la sua pubblicazione. Perché insistevo nel credere che questa storia potesse fare al caso mio? Questo è solo la parvenza di qualcosa che invece poteva avere una sua importanza. Forse, in cuor mio, speravo di poter ottenere una certa ammirazione.
In qualche modo feci rotta verso una piccola e scalcinata strada della periferia di Denver. Una volta qui, non ho potuto fare a meno di notare come attorno a ogni cosa pervadeva una certa tristezza, una certa malinconia, e, senza farmi vedere, mi ci sono intrufolata fra le sue vecchie mura. Contemplando ciò che avevo davanti mi domandai: dove erano andati a finire tutti? Possibile questa libreria fosse stata abbandonata?
Se aspiravo a qualcosa di diverso, a una nuova boccata d'aria, mi sembrava che l'amore per i libri fosse perlomeno percepibile, come le loro ripetute e osannate apparizioni potessero lasciare un'impronta del suo passaggio. Eppure, sebbene il mio incondizionato amore per i libri mi aveva condotto qui, solo molto dopo presi consapevolezza di essere stata trascinata nel bel mezzo del nulla. Fra le pagine di un thriller, che tanto thriller poi non è, piatto e monotono, in cui soltanto la passione reciproca per i libri avrebbe potuto salvarmi.
Un racconto fresco, ma poco vivace, ripetitivo e monotono che segue le vicende di una ragazza comune, divenuto ai miei occhi un semplice estraneo. Usurpatore di qualcosa che avrebbe potuto avere una sua magia, avrebbe potuto staccarsi di dosso quello spettacolo terrificante di un suicidio e non pensarci più. Ma nel momento in cui ho realizzato che queste pagine non possedevano nulla di tutto questo, ho dovuto sorvolare su alcuni punti, pur di curare la mia anima nutrendo un certo senso di responsabilità nello scoprire come talvolta romanzi che si definiscono letture bellissime, alla fine ci inducono a compiere le azioni più impensabili.
Mezzanotte alla libreria delle grandi idee è un romanzo lento e noioso, poco appassionante e ripetitivo che, in ogni pagina, in ogni nuovo capitolo, mi ha sorpresa a scongiurare qualche miracolo. Una svolta decisiva che mi facesse apprezzare quest'opera come si deve, e di cui Sullivan tuttavia non si dimostra in grado, al fine di renderne la lettura semplice, realistica ma poco emozionante. Poco incline ai miei gusti di lettrice, assolutamente inefficace.

Valutazione d'inchiostro: 2

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