Descrivere spaccati di realtà, in cui
non si dà tanto peso alla storia quanto ai risvolti interiori dei personaggi, è
un buon metodo per poter riversare tutte le angosce e le paure racchiuse come
in uno scrigno.
La
scrittura, a questo proposito, fu la sua ancora di salvezza. Lo cambiò letteralmente,
lo rivoltò come un guanto; gli permise di capire che senza non avrebbe più
potuto respirare, piuttosto vedere orizzonti invisibili.
Ci
si sentiva vivo solo quando si sedeva dinanzi alla sua scrivania e battere a macchina.
E così pian piano, divenne un grande artista a dispetto di ogni cosa. E se John
Fante non fosse divenuto un grande artista poco importava. Il suo obiettivo di
riflettere la realtà scabrosa che visse sulla sua pelle e vide con i suoi occhi
è stato un ispirazione per quella società americana di inizio 1900. Penso sia
giusto per uomo essere, prima di ogni cosa, un uomo. Un essere umano. John Fante
fu, prima di tutto, un uomo. E sebbene al centro del suo lavoro ci fu una certa
produzione, una produzione non sempre acclamata e apprezzata, la sua produzione
è un chiaro esempio che chi desiderasse cimentarsi nelle letture dei suoi romanzi
debba per prima cosa interpretare l'arte astratta, quella umana e non
intellettuale. Se non si capisce appieno l'arte che nasce dall'amore, dalla passione,
dal dolore, non si capirà mai niente.
Non conoscevo quest'autore, Gresi, grazie per avermelo fatto conoscere! :-)
RispondiEliminaGrazie a te! Nemmeno io lo conosco ancora bene, ma presto desidero approfondire la sua produzione artistica ☺
EliminaAnche io conosco Fante solo di fama, ma non ho ancora letto nulla di suo.
RispondiEliminaNemmeno io, Beth, ma presto lo farò ☺
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