martedì, ottobre 15, 2019

Gocce d'inchiostro: La leggenda del trombettista bianco - Dorothy Baker

Il modo per cui è stata raccontata questa storia non esplica nulla di nuovo o innovativo: una narrazione semplice, utile a raccontarci la biografia di un uomo e il suo progredire in mezzo a una massa informe di neri. Nel romanzo di cui vi parlerò quest'oggi, ogni cosa è pregna di una certa dignità arcaica, sebbene si parla di povertà, di lente agonie dell'amore, delle conseguenze atroci dell'infedeltà, del bisogno di scappare in un posto che possa darci la felicità, trovando qualunque via di fuga.
Doris Baker, è evidente, fu parecchio legata a questo piccolo grande uomo. Ha dipinto un ritratto perfettamente fedele alla biografia dell'artista, e lo fece facendo della scrittura un modo per perpetuare nella memoria finché essa avrà una sua individualità. La leggenda del trombettista bianco ne è un piccolo esempio, e, come la musica, questo racconto avrebbe dovuto perpetuare nel tempo e nella memoria di chi legge. Il risultato è stato davvero molto carino, attinente ai bisogni di quest'uomo, innescando una sorta di conversazione segreta fra chi legge e chi si muove. 
Titolo: La leggenda del trombettista bianco
Autore: Dorothy Baker
Casa editrice: Fazi
Prezzo: 16 €
N°di pagine: 236
Trama: New York, anni venti. Tra i club dalle insegne luminose e gli ampere degli studi di registrazione, quello di Rick Martin è un nome che viene pronunciato con rispetto, quasi sottovoce. Degli altri musicisti si dice che si, sono bravi, ma non sono certo lui, come se il suo talento fosse il metro di paragone per quello degli altri. Sul suo conto girano tante storie: fin da giovanissimo ha sempre frequentato i neri, anche se è bianco, per questo è così indisciplinato; per imparare a suonare marinava la scuola e andava a esercitarsi in una chiesa abbandonata. È stato nientemeno che il grande Art Hazard a insegnargli i segreti della tromba. Voci, dicerie, leggende. Ma chi è davvero Rick Martin? 

La recensione:

Non capirai mai niente se non puoi toccarlo con le tue mani, se i tuoi occhi non sono in grado di vedere oltre le cose, di penetrare al di sotto della superficie. La superficie è sempre una truffa, un luogo comune, una cosa ricca di interesse su cui solo i ragazzini possono perdere tempo. 

Per Rick Martin, a quel tempo, sembrava non esistesse, nel tempo libero, divertimento più appassionante di quello rappresentato dallo studio di note, vocali, melodie da cui risuonano verità arcaiche che scindono l'anima e la musica. Chissà perché, parafrasando, Dorothy Baker rimase così ammaliata da questo artista; ma qualunque fosse la ragione, questa fu una delle più grande esibizioni artistiche e letterarie che reca ancora i segni precoci di una vita contemplativa. E quando l'autrice seppe si trattasse del momento giusto - avendo seguito il ragazzo abbastanza a lungo per essere verbamente pronta e follemente affamata di sapere - affrettó il passo affinché qualche altro prima di lei narrasse così bene questa storia.
Ed io, a mia volta, ho apprezzato il tutto. Ho assistito alla composizione, tratta dal nulla, di questa piccola biografia su Rick Martin, che non ne sapevo nemmeno della sua esistenza, nella quale si parla di musica jazz e del suo significato altamente intrinseco fra lui e la sua anima. Pubblicato agli esordi dell'autrice, passarono ben 88 anni da quant'è che emise un suo battito. Fazi editore non perse occasione di farcene rinvenire una copia nel lontano 2014, ma il mio momento giunse soltanto in un weekend di metà ottobre di ben 5 anni dopo. 
Una cosa che avrebbe dovuto essere difficile, e in qualche modo vergognosa o devastante, è stata nel romanzo resa facile ma non priva di conseguenze. Non ci sono stati prezzi da pagare, ma le parole che vergano queste pagine combinano una forma che ha un suo significato. Al suo interno non c'è stato nulla che non ho osservato o nascosto e nulla che, ora che la lettura si è conclusa, non potessi ricordare ed rievocare mediante ricordi, con l'osservazione di una giovane studentessa che osserva un bellissimo quadro, ne potei dedurre ci fu alcun problema ad assorbire ogni fibra del suo essere. Il concetto di amicizia, l'importanza del razzismo, metafore di libertà mancate e di cui la musica jazz funge da ponte. E ricordata. E ponderata.
Questo è stato l'atto, per non parlare della ragione, fra cui è nata una certa intimità. Dorothy Baker egregiamente si è avvalsa di un osservazione attenta, scrupolosa che non prevede solo il corpo ma anche la sua anima, e che inevitabilmente mi si è avviluppata attorno. In questo modo ho potuto vedere, ed ho visto un certo ritmo, ho udito schiamazzi e clamori, applausi e riconoscimenti che mi hanno permesso di studiare l'anima di questo giovane artista, comprendendolo in ogni sua forma e costanza. 
Quello di Dorothy Baker non figura certamente nell'elenco di quei romanzi da me preferiti o indimenticabili. Eppure, ha una voce tutta sua in un mondo a cui abbiamo completamente volto le spalle dando prova di un esistenza artistica e individuale certa e veritiera, ammissibile in qualunque contesto o frase. 
Sono stata così in compagnia di un nullafacente, un fannullone, all'inizio, una celebre stella successivamente, abbacinato dall'ineluttabilità del sogno americano. Muovendomi come in un incanto, dove ogni cosa sembrava fosse lontana anni luce, in una città ombrosa e fuligginosa che mi rinchiuse in un pozzo in cui la generosità, la bontà d'animo non esistono. 
Trama di vita di un uomo che effettivamente non possedette nulla di speciale, opera che stabilisce i connotati fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che ha importanza è ciò che ne ha meno. Stargli dietro è stato estremamente facile, dominato da un doloroso mal riuscito sforzo di fabulazione in cui la stessa autrice è partecipe sia come scrittrice sia come visitatrice. 

Svenire è la stessa cosa che morire, solo dura di meno; quando muori, di solito te ne stai via per un bel pó. È come dormire, solo che non puoi svegliarti. Svenire invece è diverso. Vai sotto per un minuto e poi ritorni su.

Valutazione d’inchiostro: 4 - 

6 commenti:

  1. Ciao Gresi, non conosco il romanzo e non è molto il mio genere, ma ha un non so che che mi affascina...

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    1. Non te la sconsiglio come lettura. A parte qualche piccolo difettuccio, come puoi vedere a me è piaciuto davvero molto 🤗🤗🤗

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  2. che bella la tua recensione, non credo però che questo libro sia adatto a me

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